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[Critique] Ultraviolette and the Blood-Spitters Gang (Birdmen Magazine)

samedi 18 juin 2022, par La cavale

La nostra recensione di “Ultraviolette and the Blood-Spitters Gang” (Ultraviolette et le gang des cracheuses de sang, 2021) di Robin Hunzinger, uno dei film in programma per la 18ª edizione di Biografilm Festival, di cui Birdmen Magazine è media partner. Qui potete leggere tutti i nostri articoli sul festival.

Il film sarà disponibile online su MYMOVIES da domenica 19 giugno alle ore 21:00.

L’esistenza lesbica nella storia del primo Novecento è stata a lungo ignorata e nascosta. Tuttavia, in tempi recenti, si sta facendo strada una tendenza a riscoprire e raccontare il sommerso, a riappropriarsi di una visibilità a lungo negata. Ne è esempio e testimonianza il primo LGBT+ History Month Italia, celebrato lo scorso aprile nell’ottica di diffondere consapevolezza e conoscenza della storia della comunità queer italiana.

L’emersione delle storie di persone che hanno vissuto al di fuori dei margini dell’eteronormatività passa spesso attraverso il ritrovamento di documenti personali. Questi ultimi, coadiuvati da materiali d’archivio, diventano il punto di partenza nel processo di ricostruzione delle storie (e della Storia). In questo senso, il cinema documentario d’archivio riveste un ruolo fondamentale. Già nel 2007, con Où sont nos amoureuses, il regista Robin Hunzinger aveva ricostruito la storia di sua nonna Emma e della compagna Thérèse Pierre tra gli anni Trenta e Quaranta. Con Ultraviolette et le gang des cracheuses de sang, Hunzinger ritorna nel passato di Emma, esplorando la sua relazione giovanile con Marcelle e la vita di quest’ultima, ancora una volta a dimostrazione del prezioso valore dei documenti personali e degli archivi.

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Il punto di partenza è, in questo caso, una serie di lettere inviate da Marcelle a Emma, che compongono in voice over – a prestare la voce è Claudie Hunzinger, madre del regista – l’ossatura narrativa del documentario. Emma e Marcelle si conoscono nella Francia degli anni Venti, all’École Normale di Dijon. La loro storia d’amore nasce come un idillio, ma poi arriva la separazione (Marcelle inizia ad insegnare, Emma prosegue gli studi) e dopo ancora la malattia, la tubercolosi, per cui Marcelle viene ricoverata in un sanatorio. È lì che Marcelle riceve il soprannome di Ultraviolette e conosce Marguerite, Hélène e Bijou. Ammalate, certo, ma tutte giovani donne assetate di libertà ed emancipazione, che insieme diventano le gang des cracheuses de sang, la banda delle sputasangue.

Come i raggi ultravioletti sono sempre presenti, seppur invisibili all’occhio umano, così Marcelle pervade il documentario, nonostante vediamo solo un paio di fotografie che la ritraggono. Proprio dal ritrovamento di una foto di Marcelle prende il via la ricerca archivistica di Hunzinger. Ad accompagnare le lettere e a strutturare il racconto delle vite di queste donne “ribelli”, ci sono difatti filmati d’archivio evocativi dell’epoca : il film attinge da dieci diversi fondi d’archivio, selezionando soprattutto riprese amatoriali, ma anche spezzoni di opere di cineaste come Germaine Dulac e Maya Deren.

Quelle che scopriamo sono immagini di donne più libere di quanto potessimo pensare. I filmati d’archivio instaurano con il testo delle lettere e le fotografie un rapporto profondo, capace di far rivivere sullo schermo Ultraviolette e la sua “banda”, mentre l’uso della sovrimpressione crea un’atmosfera onirica. Il montaggio si sofferma a lungo sui volti reali di Marguerite, Hélène e Bijou quando Marcelle descrive nelle lettere il loro aspetto, la loro personalità e i suoi tentativi di seduzione : l’obiettivo del documentario è quello di ricostruire anche le loro, di storie.

Le lettere sono inoltre testimonianza del profondo attaccamento di Marcelle a Emma, nonostante la distanza che le separa : quello che prova è un amore viscerale, del quale è restia ad accettarne l’affievolirsi. C’è anche qualcos’altro che Marcelle rifiuta di accettare : la morte. A partire dai filmati asettici dei sanatori – con gli aghi che penetrano i polmoni – la presenza della morte si fa ingombrante, ma Marcelle sembra non averne timore. Eros, più forte di Thanatos, dice.

Ultraviolette et le gang des cracheuses de sang è una storia intima e profondamente personale, ma il suo intrecciarsi ad altre vicende di vita rende il documentario una storia collettiva, emblema del valore della memoria di “faire revivre les morts“.

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